Nato nel 1940, morto cinque anni fa. Mi era sfuggito o forse l’avevo letto e il ricordo si era affievolito. Si chiamava Roberto Masi. Era toscano, gli hanno appioppato una nicchia critica, quella del primitivismo. Da contrapporre all’espressionismo. A me il termine, che non sono un critico, non mi esalta. Evoca chissà quali nuovi selvaggi, le ricerche ancestrali e di retroguardia delle maschere africane precubiste, persino le tracimazioni nel subconscio agitato dell’Outsider art. Roberto Masi a me pare dipingesse. cercasse un equilibrio tra toni e segno. Tra narrazione e realtà. E il suo cavallo adesso serenamente ti mostra il portacoda nell’asta Meeting Art di mercoledì 29 giugno.
